
André Bazin, famigerato critico cinematografico francese, all’alba della nascita della Nouvelle Vague sul finire degli anni Cinquanta, ricordava che “la regia […] è la materia stessa del film, un’organizzazione degli esseri e delle cose che ha di per se stessa il proprio significato […] sia morale che estetico […] Ogni tecnica rimanda a una metafisica”
La regia è nata ufficialmente in ambito teatrale verso la fine dell’Ottocento, ma è da sempre connaturata ad ogni forma di rappresentazione umana, con caratteri non meno profondi da quelli descritti da Bazin.
La regia cinematografica è la direzione del film, in ogni aspetto tecnico-artistico. Attività centrale, fulcro di tutto il processo, controllo della mise en scène, alla regia spetta la concettualizzazione e la definizione ultima di tutto ciò che concorrerà alla nascita del film. Il regista quindi è l’autore che dirige l’apparato realizzativo di un film, o di un prodotto audiovisivo in genere, coordinando il proprio lavoro con quello degli altri coautori e collaboratori (sceneggiatore, direttore della fotografia, montatore, scenografo, etc.). È a questa figura, fra gli emblemi dei nuovi soggetti in ambito artistico, che viene riconosciuto il ruolo di autore del film nel suo complesso.
Il ruolo del regista non è sempre uguale a se stesso e varia, ad esempio, fra il cinema europeo e quello statunitense. Da un canto l’industria hollywoodiana tende maggiormente a definire il fulcro della regia come direzione del set, dall’altro il cinema europeo e sovietico incarnano nel regista la figura dell’autore a tutto tondo dell’opera. Detto questo ogni regista avrà evidentemente cura, con un intervento attivo più o meno pronunciato, di tutto il percorso di creazione.
